I ricordi fetali spiegati dalla scienza

Che la vita sensoriale del bambino durante il periodo prenatale fosse ricca lo sappiamo già. Diversi studi hanno infatti già dimostrato come il feto usi i sensi (tatto, gusto, olfatto, vista) nel corso della sua vita intrauterina.
Ma la memoria?
Ci avete mai pensato se il bambino dopo la nascita conservi i ricordi della sua vita intrauterina?
La scienza risponde di sì e qui di seguito vi illustrerò 5 curiosità legate ai ricordi del bambino nel pancione.
1 La memoria prenatale esiste e persiste

Che la memoria uterina esista è stato dimostrato dagli studi.
Le evidenze dei paradigmi di apprendimento fetali di condizionamento classico, l’abituazione (si, si chiama proprio così) e l’apprendimento all’esposizione rivelano che il feto ha memoria.
Sia a breve che a lungo termine.
In particolar modo, memoria a
- breve termine: 10 minuti
- lungo termine: 24 ore (Van Heteren C et all, 2000).
Ma a cosa serve?
Che influenza ha sull’allattamento, sull’attaccamento materno o sull’acquisizione del linguaggio? Sono ancora in corso degli studi per rispondere definitivamente a queste domande (Hepper PG, 1996).
E persiste? La risposta è ancora positiva.
Infatti è stata verificata l’ipotesi che i ricordi esistano dopo la nascita: i feti sottoposti a determinati stimoli e poi esposti a questi dopo la nascita ne conservano memoria rispetto ai piccoli non stimolati nell’utero (Gonzales NL et all, 2006).
2 Il feto ascolta e impara
La voce dalla mamma

Le ultime evidenze dimostrano come i neonati ‘assorbino’ il linguaggio materno già dalla 10^ settimana di gestazione. Riescono infatti a conservare memoria dei fonemi (e quindi delle parole) della lingua materna tanto da distinguerla dalle lingue straniere alla nascita ( C.Moon et all, 2012 ).
Secondo la ricercatrice Kuhl, co-autrice dello studio, la voce materna è ‘ascoltata’ perchè amplificata dal corpo della madre.
Bignorebbe altresì evitare di posizione cuffie con la musica sul pancione perchè l’utero è già un ambiente ‘rumoroso’. La madre, invece, dovrebbe parlare al bambino in quanto l’apprendimento delle vocali avviene grazie all’ascolto della voce materna stessa.
Patricia K. Kuhl, PhD
Il suono della mamma è inoltre associato al movimento. Questa infatti si muove mentre parla e lo fa pure il suo diaframma. Le due ricercatrici, Moon e Kuhl pensano che voce/movimento aiuti a rendere il suono più ‘rilevante’.
I fonemi materni prenatali pertanto influenzano la percezione della voce nel neonato il quale ne conserva il ricordo e poi la riconosce entrando in relazione.
Il feto familiarizza sin dal pancione con i suoni vocali materni e alla nascita non c’è altra voce femminile che vorrà ascoltare se non quella della sua mamma.
Uno studio condotto da Spence e DeCasper ha dimostrato così l’importanza della lettura ad alta voce della madre durante la gravidanza (J.DeCasper and M. Spence, 1986).
Pertanto, leggete ad alta voce ai vostri bimbi, mamme! Costruite ricordi felici intrauterini! 😀
In Italia esiste un’associazione no profit che si chiama Nati per leggere (sviluppata assieme all’Associazione Culturale Pediatri, l’Associazione Italiana Biblioteche e il Centro per la Salute del Bambino) che sostiene la lettura ad alta voce per i più piccoli (sin dal pancione).
La voce del papà
Ci spiace Papà, eh eh eh 😉

Il feto ha memoria della voce del papà ma preferisce sempre quella della mamma (Lee GY, et all 2014).
3 Esiste una memoria fetale legata ai sapori

I sapori che la mamma consuma durante la gravidanza sono trasmessi al feto tramite il liquido amniotico. Di conseguenza il tipo di cibo nonchè il sapore ad esso collegato può essere sperimentato già prima della nascita.
Stesso discorso vale con il latte materno.
La donna che allatta può mangiare di tutto come suggerito dalle linee guida. A proposito, hai letto il post in merito? 😉
Ciò che può cambiare è il sapore del latte materno in base al cibo consumato dalla madre.
Pertanto nel feto e nel neonato l’esperienza del sapore passa grazie al liquido amniotico e il latte materno.
Seguendo questo principio, è stato dimostrato come questa ‘sperimentazione’ del gusto modifichi l’accettazione e il godimento da parte del bambino del cibo durante lo svezzamento (J. Mennella et all, 2001).
4 Il feto ha memoria musicale

E non solo! La musica in utero, oltre ad essere ricordata, ha effetti neurologici a lungo termine.
Uno studio condotto nel 2013 ha verificato la correlazione tra esposizione musicale in utero ed effetti neurologici (ERPs, event-releted potentials).
Durante l’ultimo trimestre di gravidanza, alcuni feti sono stati esposti alla stessa melodia 5 volte a settimana, Twinkle twinkle little stars.
Dopo la nascita e a 4 mesi di vita, fu fatto ascoltare loro la stessa melodia ma modificata. Forti ERPs si ebbero sulle note non modificate e questa differenza si riconobbe ancor di più quando furono messi a confronto i neonati esposti e neonati del gruppo controllo (non esposti alla melodia durante la gravidanza).
Ecco di nuovo la memoria prenatale in azione.
Pertanto il potenziale evento-correlato (ERPs appunto) che non è altro che la risposta elettrofisiologica cerebrale e misurabile che si forma dal pensiero o dalla percezione durò per diversi mesi nei neonati esposti alla melodia durante il periodo intrauterino.
E perchè l’effetto neurologico a lungo termine è importante? Perchè sono legati al processo di elaborazione delle informazioni cerebrali e quindi della funzionalità e dello sviluppo del cervello stesso (Partanen et all, 2013) (Shravani et all, 2009).
5 Ricordi di nascite

Il neonato ricorda l’evento nascita secondo te?
La risposta è positiva e lo confermano le testimonianze raccolte da D. Chamberlain che con l’ipnosi ha dimostrato quanto i neonati siano consapevoli al momento del parto e quanto siano in grado di vivere e ricordare l’esperienza della nascita.
Ne ha parlato ampiamente nel suo libro Babies Remember Birth: And Other Extraordinary Scientific Discoveries About the Mind and the Personality of your Newborn.
Concludendo

Se pensiamo che il feto sia passivo ci sbagliamo e le ricerche lo hanno dimostrato.
Una mamma ha la responsabilità di comunicare positivamente con il suo piccolo per stabilire un legame sin dal pancione.
Come? Accarezzandolo, parlandoci, leggendogli i libri ad alta voce.
Noi ostetriche, professionisti della salute materno-neonatale, abbiamo altresì la responsabilità di proteggere l’evento nascita sia per la mamma che il piccolo.
Cominciando già dal linguaggio consapevole.
Ricordiamoci che un mondo diverso si costruisce con ricordi felici, prima e dopo la nascita.
Alla prossima Review,
Marie C.
References:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8997443
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11030303
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/apa.12122
http://www.biophysics.uwa.edu.au/acoustics/in_utero_sound/DeCasper1986.pdf
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23817883
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1351272/
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3016705/
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3813619/
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17068673

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