Storia di un parto naturale

Un viaggio e una notte fredda. Una giovane sposa in travaglio e la gioia di una nascita indisturbata.

THE CREATION OF MAN – #Birthundisturbed, ph Natalie Lennard

Prefazione

Questo racconto è nato due anni fa una fredda mattina di Dicembre dopo aver visto il reportage #BirthUndisturbed, The Creation of Man, di una fotografa inglese, Natalie Lennard che, in una stalla Toscana, ha riprodotto in foto la Nascita di Gesù.

Ha dato un’interpretazione artistica e nuova alla Natività: la biologia di un parto indisturbato e reale, una Madre rappresentata nel massimo della sua Potenza.

Ricordo che ne rimasi profondamente affascinata e cominciai a ripercorrere quella notte con la mia mente attraverso una successione di immagini che arrestai su carta.

E voglio ricondividerlo con voi.

Fermatevi un attimo prima di proseguire e contemplate la foto nella sua pienezza reale: l’espressione di quel viso omaggia il Miracolo della Vita che ogni giorno si compie in sala parto.

Il racconto

Come vedrete la storia è divisa in brevi capitoli.

Narra del viaggio che Maria e Giuseppe intrapresero per raggiungere Betlemme.

Mi piace raccontare di lei immaginandone il travaglio, umanizzarla nel dolore e nella fatica di quel lungo cammino, sorretta dalla fede e dall’amore rispettando la sacralità dell’evento cristiano.

Il racconto si rifà al Vangelo secondo Luca, i dettagli scaturiti dalla storia sono frutto della mia fantasia con la quale (spero) di non offendere nessuno.

Non è un racconto anti-cristiano, anzi!

E’ solo una mia interpretazione creativa, una Natività dall’incanto nuovo che La Review dell’Ostetrica, dopo più di un anno di linee guida e suggerimenti, ha voluto ‘provare’ a dare.

«Perché sono affascinata della nascita in genere, perché una Notte stellata suppone Magia, perché credo nella Donna e nella Forza di dare alla luce, perché confido nell’istinto e nella consapevolezza».

E con questo racconto speciale ne approfitto per Augurarvi un Buon Natale a tutte.

Marie C.

 

Storia di un parto naturale

Capitolo I

Da qualche giorno si era compiuta la sua nona luna piena quando Giuseppe la raggiunse in casa con una nuova notizia. Annunciò che Cesare Augusto con un editto ordinava un censimento che costringeva loro di tornare nella sua  terra natia per registrare i nomi.

Sarebbero dovuti infatti partire per Betlemme all’alba perchè la città distava due giorni di cammino. Entrambi erano consapevoli che il tempo della maternità di Maria era ‘compiuto’ e si affidarono alla volontà del Signore nell’intraprendere quel viaggio non proprio voluto.

Maria raccolse solo un po’ di roba sperando di riuscire a tornare in tempo per il parto.

Era un po’ ansiosa. Da qualche giorno piccole fitte rare le irrigidivano il  grembo per poi passare entro pochi minuti.

Falso allarme, pensava.

Quel poco che conosceva sul parto lo doveva a sua cugina Elisabetta che aveva dato alla luce un bambino qualche mese prima. ‘Non preoccuparti del dolore Maria’, le aveva detto, ‘lasciati guidare dall’istinto nei momenti di fatica’. Quelle parole le tornarono utili.

A Giuseppe non disse nulla prima di partire per evitargli ulteriori preoccupazioni e si affidò alla preghiera e a Dio affinché andasse tutto per il meglio.

Capitolo II

La mattina presto si misero in cammino verso la città di Davide.

Il sole cominciava a fare capolino all’orizzonte e la temperatura era già calda. In groppa ad un asinello c’erano Maria con il suo pancione a termine e Giuseppe con una sacca che conteneva l’essenziale per quel viaggio: acqua, un po’ di pane e panni puliti.

Chi era Giuseppe? Breve parentesi.

Era un uomo buono, <giusto> e amava profondamente la sua sposa di grazia e bellezza inverosimili.

Durante i nove mesi non aveva fatto altro che rivolgerle tutte le attenzioni che lo stato gravidico richiedesse.  Era conscio del fatto che il travaglio potesse sorprenderli da un momento all’altro ma aveva fiducia in Lei.

Già, fiducia.

Che caro prezzo questa parola!

Ricordava ancora quella prima notte di nozze quando, appena giunti a casa, Maria gli disse che un Angelo le aveva annunciato di essere incinta dello Spirito Santo.

Si sentì sopraffatto dall’assurda realtà.

‘Lo Spirito Santo? Com’era possibile tutto questo?’, si disse, ‘Come poteva un evento così eccezionale farsi largo nella sua umile vita? Come faceva a respingerla adesso? Il pubblico giudizio l’avrebbe condannata!’

Ma un Angelo del Signore in sogno quella notte gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa; perché, certo, ciò che è stato generato in lei viene dallo Spirito Santo, ma ella [ti] partorirà un figlio e tu gli darai il nome di Gesù, perché sarà lui a salvare il suo popolo dai suoi peccati» – Matteo 1, 20.

Giuseppe destatosi dal sogno prese con sé la sua sposa come l’Angelo gli aveva ordinato.

Un uomo coraggioso e di fede, oltre che giusto.

Viaggiarono per tutto il giorno e Maria riuscì ad abituarsi a quelle onde di energia che l’attraversavano. Non erano frequenti ma le spezzavano il respiro ogni volta.

Giuseppe notò infatti che i lineamenti del suo viso, il più dolce che avesse mai visto, si contraevano in quelle occasioni e così, per non lasciarlo vinto dalle preoccupazioni, lo rassicurò che si trattava di prime contrazioni probabilmente e che riusciva a sopportarle bene.

Erano in sintonia e lui comprese subito.

Aveva solo bisogno di riposare un po’.

Cosi si fermarono la notte in una piccola cittadina a metà cammino. Sdraiata ebbe la sensazione che il dolore fosse diminuito, trovò un po’ di sollievo dalle fatiche di quel giorno e dopo aver confidato al cielo le loro ansie, si addormentarono entrambi.

Capitolo III

La mattina presto si rimisero in viaggio e Maria si sentì sollevata: i dolori di quella notte erano quasi passati del tutto.

Avanzarono in silenzio nella terra calda e nuda sotto il sole accompagnati solo da un flusso di pensieri che li teneva vicini sotto quel cielo terso.

Fu Giuseppe ad interrompere il silenzio preoccupato dal volto teso e stanco di Maria: entro sera sarebbero giunti a destinazione.

E lei ci sperava perchè da quando avevano ripreso il cammino le contrazioni si ripresentarono. Insolite adesso.

Man mano infatti che passarono le ore si accorse di come fossero diverse da quelle del giorno prima: più profonde, più reali, più regolari.
Era entrata in travaglio attivo e ne fu straordinariamente consapevole.

Fu molto dura.

Giuseppe per risparmiarle la fatica la invitò a risalire sul giovane asinello che si fece responsabile del peso di due vite.

Lei preferì camminare, almeno fintanto che le forze glielo consentivano. Avvertiva che la posizione eretta aiutava il bambino a farsi strada, a gestire meglio il dolore e si scoprì consapevole di questo perchè imparò ad entrare in connessione con il suo corpo.

Nessuno gliel’aveva detto prima: era il suo istinto a suggerirle cosa fare.

E viaggiarono così, alternando sosta e cammino, sostegno e respiro.

Gestiva tutto con riservatezza, compostezza e nel silenzio convogliava quell’energia che spingeva verso il basso.

Lasciava che le contrazioni venissero come volevano loro.

Respirava lentamente e profondamente, sorpresa di come fosse capace di farlo.

Si aggrappava a Giuseppe al culmine del dolore e lui la lasciò fare, senza riserve.

Fu in uno di quei momenti che, durante una contrazione un po’ più lunga, bagnò la sua veste: le si erano rotte le membrane.

Da lì a poco il travaglio avrebbe accelerato ma non potevano saperlo.

Lui le diede dell’acqua e un po’ di pane.

Lei accettò perché sentiva che le forze le venivano meno e pregava affinché fosse il coraggio invece a non farlo.

La schiena le doleva ad ogni contrazione divenuta forte e stabile. La reggeva con entrambe le mani  per sentirla tirare meno e in quel momento si rese conto di provare al contempo uno strano piacere che la lasciava in un stato di sospensione guidato dall’istinto, forse Elisabetta aveva proprio ragione.

Capitolo IV

Il giorno volgeva ormai al termine e Giuseppe si accorse che non mancava molto all’arrivo nella città di Betlemme. Se non si fossero fermati così spesso probabilmente sarebbero già arrivati. La rassicurò sul fatto che la città non fosse così distante e che avrebbero potuto avere il loro Bambino in una casa.

Rassicurata, Maria si lasciò andare un po’ di più.

Le contrazioni erano adesso molto vicine, ancora più intense ed era breve l’intervallo tra la fine di una e l’inizio dell’altra.

Anche il suo atteggiamento si era invertito: più sicura e consapevole,  cavalcava l’onda di quel cambiamento con veemenza primitiva senza più paura.

Lei che che sino a quel momento aveva travagliato in silenzio e nella preghiera, si lasciava andare ‘quasi muggendo’ agli spasmi, pur mantenendo grazia e venerabilità. La natura animalesca si compiaceva di quella donna.

Capitolo V

Giunsero a Betlemme e dietro le finestre della sera rischiarava l’ombra fioca delle candele.

Maria e Giuseppe erano esausti. Il viaggio nelle ultime ore era stato rallentato dalle continue soste che il travaglio richiedeva e adesso avevano solo bisogno di fermarsi e consetire alla natura voluta da Dio di fare il suo corso.

Il freddo raggelava pure le stelle, uniche spettatrici di quella notte. Una fra tutte brillava di più e non voleva perdersi lo spettacolo di quella nascita.

Maria percepì l’urgenza di cominciare a spingere. Bisognava fare in fretta, pensarono.

Così, Giuseppe chiese aiuto bussando alle porte degli abitanti della città ma nessuno diede loro riparo.

Non si scoraggiò nemmeno davanti l’ennesimo rifiuto dell’ultima locanda già piena.

Nel bel mezzo di una lunga contrazione che li costrinse a fermasi sul ciglio della via, distinsero in lontananza un rimedio. Si trattava di una grotta adibita a stalla, ricavata da una rientranza rocciosa al cui interno vi trovarono del fieno e un bue intento a riposare.

Accese subito del fuoco e mise a scaldare dell’acqua. Maria si sentiva rincuorata e pronta al parto. Non le importava che ad assistere ci fossero pure un bue e il loro asinello: voleva solo spingere!

E poi percepiva quella scena primitiva e perfetta, come l’Amore di Dio e del suo Uomo di cui si sentiva piena.

Capitolo VI

Giuseppe le preparò un letto di fieno affinché si sdraiasse ma preferì rimanere in piedi: la testa del bambino, spingendo, meglio si faceva strada dentro di lei.

Così scostò indietro il velo color cielo e lasciò intravedere il suo viso, concentrato, bello e veemente. Sollevò leggermente la veste e piegò le sue ginocchia.

L’istinto le si spogliò di pudore e cominciò a spingere ad ogni contrazione. ‘E’ esilarante’, pensò.

Non seppero quanto tempo trascorse esattamente dall’inizio.

Ogni spinta incluse un grido profondo che Maria non provò più a soffocare. Poi rilassava la bocca.

E spinse verso il basso ancora una volta con una forza che solo Dio sapeva di averle riservato.

Giuseppe nella sua bellezza biblica era partecipe, composto, emozionato e con le mani nude, pronto ad accogliere il figlio che giurò di amare per sempre come se fosse il suo.

Le bestiole, come consapevoli, si raccolsero sottomessi intorno a quella scena umana e divina.

Accompagnata da un lungo strepito materno, fu la testa a venir fuori per prima e bastò solo un’altra spinta a far sgusciare fuori il resto del corpo.

Un bimbo inerme cadde nelle mani calme di Giuseppe e bastò un attimo che si rianimò piangendo vigoroso. Che sollievo!

Lo avvolse nelle fasce e lo diede a Maria che cadde in ginocchio in lacrime ed esausta.

Ce l’aveva fatta.

Capitolo VII

Maria ringraziò il Signore della forza riservata, abbracciò suo figlio che le parse la cosa più bella e più dolce di tutto il mondo e lo strinse a sé per tenerlo al caldo.

Giuseppe, con mani ferme, legò e recise il cordone quando smise di pulsare, era così che forse andava fatto, si disse.

Maria, che si accorse che i dolori non erano terminati del tutto, dietro un fiotto rosso di sangue, secondò.

Il suo Uomo l’aiuto a ripulirsi e la fece distendere adagiando il bambino sul petto. Questi prima di nutrirsi si rilassò.

Poi lo avvicinò al seno e si nutrì come la cosa più naturale del mondo.

‘Quanto Amore sei’, gli sussurrò.

 

Behold The Lamb Of God by Walter Rane-Immagine dal web

Giuseppe esausto e felice si sedette accanto a loro a contemplare l’opera di Dio che si compì quella notte fredda e di stelle amiche.

Abbracciò entrambi e baciò la sua Donna.

Le era grato per quel momento unico. Come annunciato, lo chiamarono Gesù.

La notizia si diffuse subito nel villaggio. Degli Angeli infatti corsero ad avvisare i pastori del luogo che il figlio di Dio era nato.

Si recarono presto alla grotta curiosi e intrepidi portando con sè doni da offrire al miracolo della Vita, lo stesso che si compie ogni giorno tra le nostre mani.

Ancora Buon Natale, dalla vostra Review.

Marie C.

 

Aggiornato 24 Dicembre 2019

 

4K Condivisioni

4 pensieri riguardo “Storia di un parto naturale

  1. Complimenti Marie! Hai raccontato tutto l’ evento facendo toccare con mano tutta la naturalità e la meraviglia di quei momenti. A volte noi ci lasciamo portar via dai “disturbi” delle nostre sale parto, e non siamo consapevoli del miracolo a cui siamo chiamate ad assistere! GRAZIE!
    Daniela Girlanda

Rispondi